Dedicato a tutte le donne

donna che legge
Ho riflettuto molto sul post che potesse chiudere quest’anno e accogliere il 2013 che ci attende.

Ripercorrendo i solchi tracciati dagli eventi mi sono soffermata su una traccia dolorosa e significativa: i nomi di tutte le donne comparsi nella cronaca nera a causa delle violenze subite da uomini privi di pietà e amore.

Ho creduto, quindi, opportuno citare un autore, un uomo, che ha omaggiato le donne con un suo meraviglioso pensiero e credo che le sue parole possano concludere egregiamente, ma soprattutto, possano aprire con un messaggio di speranza il nuovo anno che ci attende per prenderci per mano…

“Le tre del mattino, pensò Charles Halloway, seduto sull’orlo del letto. […] Le donne non si svegliano mai a quell’ora, vero? Dormono il sonno dei bambini, dei neonati. Ma gli uomini di mezza età? Conoscono bene quell’ora. […] È passato molto tempo dal tramonto e manca molto all’alba, e tu evochi tutte le cose sciocche della tua vita, le incantevoli cose stupide fatte insieme a gente conosciuta così bene e che adesso è morta da tanto tempo… […]
Basta! Gridò silenziosamente.
[…]
Sua moglie sorrise nel sonno.
Perché?
Lei è immortale. Ha un figlio.
È anche tuo figlio!
Ma quale padre lo crede veramente? Non porta pesi, non prova dolori. Quale uomo, come una donna, se ne sta disteso nell’oscurità, portando in sé il figlio? Quelle creature dolci e sorridenti possiedono il grande segreto. Oh, che strani, meravigliosi orologi sono le donne. Il loro nido è il Tempo. Sono loro che fanno la carne, la carne che afferra e lega l’eternità. Vivono in quel dono, conoscono il potere, accettano, e non hanno bisogno di parlarne. Perché parlare del Tempo quando sei tuo il Tempo, e dai forma ai momenti universali, mentre passano, li trasformi in calore e in azione? Gli uomini invidiano e spesso odiano quegli orologi, quelle mogli, perché sanno che vivranno per sempre. E quindi che cosa fanno? Noi uomini diventiamo terribilmente meschini, perché non possiamo aggrapparci al mondo o a noi stessi o a qualunque altra cosa. Noi siamo ciechi alla continuità, tutto crolla, cade, si fonde, si ferma, imputridisce o fugge. Perciò, siccome non possiamo dare la forma al Tempo, come siamo noi uomini? Insonni.
Le tre del mattino. Questa è la nostra ricompensa. Le tre del mattino, la mezzanotte dell’anima […]
(da Il popolo dell’autunno di Ray Bradbury)