Un concerto jazz: coinvolgenti narrazioni fatte di note

Manifesto concerti jazz 2017

Ripenso con piacere al concerto jazz di ieri sera, a Falconara presso la scuola Artemusica; ripercorro con la mente le sensazioni che ho provato mentre ascoltavo le melodie dipanarsi.
A tratti il ritmo cullante riportava al lento e inarrestabile movimento delle onde, in altri momenti il ritmo dato da figurazioni puntate creava un’energia scattante, un’elettricità che era impossibile ignorare, quasi una sensazione fisica che si diffondeva seducente dai musicisti al pubblico presente.

Vorrei essere capace di creare un tessuto di parole che possa anche solo lontanamente richiamare l’intreccio sapiente di pianoforte, contrabbasso, batteria e voce del concerto jazz al quale ho partecipato.

Vorrei poter tradurre il basso ostinato del contrabbasso che in un brano ha dato il via alla composizione musicale, trascinando gli altri strumenti in un’elaborata costruzione, dove cascate di note del pianoforte erano sostenute da un ritmo serrato della batteria e la voce di Diana Torto (questo il nome della cantante) si stagliava regina su questo paesaggio sonoro e al tempo stesso si fondeva nella miscela, aggiungendo l’ultimo prezioso elemento per una perfetta narrazione.

Molti degli interventi di Diana Torto erano privi di parole, monosillabi ripetuti e variati a richiamare le sonorità di strumenti jazz; con questo “gioco” la cantante riusciva a creare la meraviglia ineccepibile di un improbabile strumento fatto di corde vocali e anima.

Perché le narrazioni non sono fatte solo di parole, ma anche di tutto quello che si riesce a percepire tra le righe, è quella vibrazione che afferriamo con i sensi e portiamo dentro di noi.
Questa vibrazione a volte è più forte, altre, delicata, ma credo che possa essere compresa a fondo solo con l’anima, un’anima attenta che trasforma sensazioni e intuizioni in pensieri concreti.

Jazz e passione: un concerto da ricordare

Manifesto concerti jazz 2017Provate a immaginare di avere tutti gli ingredienti per fare un piatto perfetto.
Bene, ora avete un’idea di come mi sono sentita ieri sera al concerto jazz a cui ho assistito.

Sin dall’inizio gli ingredienti c’erano tutti e si sono mescolati alla perfezione a mano a mano che l’esibizione procedeva.
Melodie che si muovevano da uno strumento all’altro acquistando differenti colori e sfumature, come uno stesso discorso pronunciato da voci diverse.
Echi e richiami dalla tromba alla chitarra, alle tastiere, mentre il ritmo della batteria era talmente incalzante, specie nel secondo brano, da attrarre tutti nella propria orbita ritmica.

Quello che però mi ha colpito di più di questo concerto è stata la passione, tangibile a ogni nota.
Ringrazio l’Associazione “Artemusica” che ci ha regalato questo frammento meraviglioso di musica a due passi da casa.

Personaggi: Dorian Fontaine, la vittima

sassofonista

Dorian Fontaine è un sassofonista, suona in una big band e viene ucciso durante un concerto con un colpo di pistola al cuore…

L’uomo era prono, il suo profilo era illuminato dalla luce dell’uscita di sicurezza, luce che era stata sufficiente per identificarlo come Dorian Fontaine, uno dei sassofonisti dell’orchestra che quella sera suonava swing al Noir Parfait.

Il musicista morto aveva i capelli neri che arrivavano a sfiorargli le spalle. Era alto almeno un metro e ottanta e aveva una corporatura slanciata. Era vestito con un paio di jeans neri e una camicia bianca, in origine, ora il colore si identificava a malapena, almeno sul davanti, dove il sangue aveva invaso e macchiato il tessuto.

chiave di violino
“Lei sa se il signor Fontaine avesse dei nemici?” chiese Lambert.
“Si atteggiava a prima donna e non era un tipo particolarmente simpatico, ma dubito che qualcuno possa uccidere un’altra persona solo perché gli sta antipatica o mi sbaglio?” chiese Fabien.

chiave di violino
“Quali erano i suoi rapporti con Dorian Fontaine?”
“Mah… niente di particolare. I musicisti stanno con i musicisti e non si mescolano granché con noi tecnici. Ci rivolgono la parola solo quando hanno qualche particolare esigenza legata alle esibizioni, per il resto, credo che non si accorgano neppure della nostra esistenza” disse Gabriel.
“Invece quali erano i rapporti di Fontaine con gli altri musicisti?”
“Dorian era un solitario e non stava simpatico agli altri. Lo rispettavano per le sue capacità musicali, ma fuori dal palcoscenico si tenevano alla larga da lui. Era un tipo scorbutico e litigioso. Detto fra noi, non piaceva molto neppure a me” disse Meyer, sporgendosi verso il commissario, come volesse fargli una confidenza e il leggero sentore di menta fece di nuovo la sua comparsa. (Morte a tempo di swing, A.J. Evans)

3° Appuntamento con il giallo: Morte a tempo di swing

cover morte a tempo di swingMentre le note di Sing Sing Sing risuonano nell’aria, Dorian Fontaine, noto musicista jazz viene ucciso.

Lambert conduce le indagini, ma stavolta è solo, il suo amico criminologo è a Strasburgo, alle prese con un altro intricato caso da riaprire: un uomo che è stato incastrato e incolpato dell’omicidio del suo socio per motivi di gelosia.

Edmond tornerà a Parigi per aiutare Lambert che nel frattempo ha dovuto arrestare Sophie, la ragazza di Adrien.

Due casi diversi eppure simili per molti aspetti che non saranno semplici da sbrogliare, mentre ancora aperta è l’indagine sulla Phénix, l’azienda farmaceutica che è responsabile della morte di due persone, ma che sembra impossibile incastrare…

Morte a tempo di swing

Jazz e scrittura: scene da un matrimonio

jazze e scritturaAlcune sere fa ho assistito a un concerto jazz.
Mentre le note si susseguivano in seducenti costrutti sonori i miei pensieri scivolavano dentro e fuori la musica.

L’associazione musica-scrittura è scattata in un baleno.

Credo che ogni input esterno possa far scaturire nuove idee e la musica è sempre stata un’ottima amica degli scrittori: alcuni, come Thomas Mann, l’hanno corteggiata in lunghe descrizioni, arrivando persino a costruire romanzi dove la musica occupa un ruolo fondamentale.

Sempre a caccia di stimoli da tradurre in storie, di consueto, viaggio accompagnata da un taccuino su cui annoto nuove idee, impressioni, sensazioni embrionali, associazioni di parole o frasi accattivanti.

Mi arrampico tra metafore estemporanee e guizzi d’intuito e a volte, qualche buon inizio cresce e diventa storia.

Così, durante il concerto ho trasformato quanto accadeva davanti a me, bypassando gli eventi sonori dal mondo magico della musica a quello fatato della scrittura.

Gli assolo sono diventati storie inconsuete e piene di fascino con un incipit fulminante, un climax e una conclusione.
Brillanti variazioni: insistenti tentativi di nuovi intrecci.
Leitmotiv: personaggi interessanti con curiose sfumature caratteriali.

Ogni elemento musicale trovava il suo corrispettivo letterale nella mia mente, persino il dialogo tra i due musicisti si trasformava nell’intima conversazione tra due… amanti.