Alfabeto simile a quello greco, L’alfabeto etrusco si componeva inizialmente di 26 lettere, ridotte poi a 21-20 lettere.
La scrittura etrusca ha di regola un andamento da destra a sinistra ed è documentata sin dal VII secolo d.C., grazie a brevi iscrizioni sepolcrali e ad alcuni testi più lunghi, come quelli scritti sulla benda che avvolge una mummia del museo di Zagabria, sulla cosiddetta “tegola di Capua”, sulle lamine d’oro rinvenute nel 1964 a Pyrgi.
Il liber linteus di Zagabria, come viene chiamato perché era in origine un libro scritto su tessuto di lino che si leggeva srotolando, fu tagliato in bende e posto a copertura di una mummia egiziana. Portato a Zagabria, dove è tuttora conservato il testo, è stato ricostruito accostando le bende. In sostanza, questo documento è un calendario che indica in quali giorni compiere le offerte religiose per onorare le divinità.
La tegola di Capua risale al V o IV secolo a.C. ed è un testo di carattere religioso, una specie di formulario per i riti funebri.
Le lamine di Pyrgi sono tre documenti incisi su lamine d’oro, rinvenute a Pyrgi (oggi Santa Severa, in provincia di Roma), sono di notevole interesse storico-linguistico per l’archeologia etrusca e sono conservate a Roma, presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
I tentativi d’interpretazione della scrittura etrusca si sono basati su vari metodi.
La grande maggioranza dei testi epigrafici è traducibile, si conoscono vocaboli riferiti alle divinità e al culto: ais (dio); thaur(a) (tomba), phersu (maschera); tin (giorno); zichuch (scrivere), ma il lessico che ne deriva è ridotto a pochi elementi grammaticali sicuri, quindi, i testi più lunghi restano per buona parte oscuri.
Gli Etruschi non usarono un sistema di scrittura uniforme in tutto il territorio da loro occupato: esistono piccole differenze a seconda dell’area geografica.
In origine le frasi venivano scritte senza soluzione di continuità: le parole erano poste una dopo l’altra, senza spazi a separarle, e le lettere erano di forma spigolosa e irregolare.
Dopo il VI secolo a.C., la scrittura si stabilizzò: i tratti erano più regolari, lettere arrotondate e, infine, comparvero dei punti o più raramente dei trattini per separare le parole. Questa sorta di punteggiatura rendeva il testo più semplice da leggere.
La civiltà etrusca ha visto nascere al suo fianco la città di Roma, e i romani hanno imparato molto dai loro vicini, ma dopo un periodo di convivenza pacifica, gli etruschi hanno dovuto arrendersi alla loro avanzata e a quella di altri popoli del nord e del sud Italia, che, gradualmente, li inglobarono sotto il loro dominio.
Tuttavia l’influenza della civiltà etrusca si fece sentire anche dopo la perdita dell’autonomia politica. La cultura, l’amore per il lusso e per le cose belle, i gusti raffinati e alcune pratiche religiose furono trasmesse ai romani, contribuendo al loro sviluppo. La lingua etrusca continuò a essere parlata fino al I secolo d.C. e il suo sistema di scrittura si diffuse in larga parte d’Italia, dando origine a vari alfabeti italici.