Quando ti salta la mosca al naso

 pesca a mosca

Il più delle volte inizio a scrivere partendo da un’immagine sorta in modo spontaneo nella mia mente.

Nel giallo “La firma dell’assassino” ho visualizzato questa scena:

“Lasciati guardare… Sfumature morbide, ali nell’esatta angolazione… perfetta. Ora, possiamo andare a pesca”.
L’uomo posò con delicatezza il piccolo ‘insetto’, un capolavoro di fili e piume, sul tavolo insieme agli attrezzi e poi, fissò la parete tappezzata di ritagli di giornale, alcuni più vecchi, altri più recenti: un muro d’odio allestito con cura e caparbietà.
Ogni tassello era al suo posto, non restava che uccidere.

Mi sono quindi documentata sulla pesca a mosca e soprattutto sulle “mosche”, argomento affascinante e coinvolgente.
Ho passato diverse serate a leggere riviste del settore corredate di immagini molto belle e ho intuito la passione che c’è dietro questo “sport” singolare.

La sfida che pescatore e pesce mettono in atto è davvero intrigante.

Il pescatore a mosca deve usare tutta la sua abilità per convincere il pesce ad abboccare e le mosche artificiali sono solo uno dei tanti stratagemmi che impiega per raggiungere il suo scopo.

Pazienza, passione e una buona dose di astuzia sono alcuni degli elementi che possono condurre a buon fine una giornata passata lungo il fiume.

Dalle mie letture ho concluso che i pesci sono come le persone: ognuno ha il suo carattere e le sue esperienze.
Sono certa che alcuni sono più furbi di altri, più difficili da ingannare e quindi, da catturare. Del resto, la cattura, per i “veri” pescatori a mosca, dura solo pochi istanti: il tempo di una fotografia, da mostrare poi con orgoglio agli amici del circolo.

Ho voluto trasferire alcune di queste qualità nel mio personaggio che ha deciso di uccidere invece che limitarsi a pescare.

Se volete scoprire perché e come finisce questa avventura in giallo, non vi resta che leggere tutta la storia, altrimenti, godetevi questo piccolo cammeo dedicato alla pesca a mosca.