Danza: uno spettacolo da ricordare

Grande emozione per lo spettacolo di ieri sera, 22 giugno 2023, organizzato dalla Fondazione Regionale Arte nella danza al teatro Sperimentale di Ancona.

So che cosa significa stare alla sbarra e quanta fatica e sudore costa conquistare maggiore scioltezza e forza. Quanto impegno è richiesto per mantenere una posizione corretta e al contempo sembrare naturali e dare l’impressione a chi guarda che un passo o un movimento sia la cosa più semplice del mondo. Per questo voglio celebrare chi ieri sera mi ha emozionato con la sua fatica, con i sacrifici di ore di lavoro in sala e con tanti batticuori, finché il sipario non si alza e il pubblico diventa visibile dal palcoscenico.

In pratica, ieri sera ho fatto un tuffo nel passato, un tuffo in un mare conosciuto: quello della danza.
Avevo ancora in mente un altro spettacolo organizzato dalla Fondazione Regionale Arte nella danza di Ancona, di diversi anni fa.
Nella mia mente era ancora vivido il ricordo dei colori, della musica e dei costumi e soprattutto, ricordavo gli impeccabili passi di danza. Dopo lo spettacolo di ieri sera, posso dire che avrò altre preziose memorie da serbare.

Lo spettacolo, suddiviso in due parti, si è svolto in due ore, due ore di grandi emozioni, per chi come me ha assistito alle esibizioni di ieri sera.
I danzatori hanno dato vita a una serie di performance coinvolgenti, dove tecnica e interpretazione si sono fuse magnificamente.

Ho apprezzato le scelte musicali e coreografiche, che hanno spaziato sia nel repertorio classico sia in quello moderno.
Magico il gioco delle luci e azzeccatissime le scelte dei costumi, entrambe hanno contribuito favorevolmente a creare uno scenario perfetto in cui esibirsi.

L’unico mio rammarico è per coloro che non sono intervenuti allo spettacolo, perdendo così un’occasione per meravigliarsi.

Coreografia come scrittura dell’anima

coreografia danza

Le due opposte fazioni si sfidarono con lo sguardo e con la postura, in un silenzio teso, quasi magico. Poi Lisa si mosse, agitò le braccia in gesti ampi e frenetici […].
A turno partirono anche le altre ragazze, con lo stesso movimento […] aggiungendosi una alla volta, finché non furono tutte insieme […].
I ragazzi erano immobili e le osservavano in silenzio.
Le ragazze continuarono a sfidare i ragazzi con movimenti sinuosi delle braccia che si intrecciavano e si scioglievano, creando un complesso tessuto visivo, mentre postura e sguardi comunicavano una forte carica emotiva.
I ragazzi rispondevano, proponendo la loro serie di movimenti molto più audaci […]
Guardandoli si aveva l’impressione di uno strano contrappunto visivo […].
Gli unici suoni erano i passi strisciati sul palcoscenico, i colpi dei piedi che toccavano le tavole di legno del pavimento, quando i ragazzi atterravano dai salti e i suoni secchi prodotti dalle ragazze che scandivano il tempo con colpi ritmici di tacco all’unisono.
La scena in sé aveva qualcosa di affascinante e minaccioso al tempo stesso” (da Segui il cuore di Jillian Moore).

Quando ho scritto questa scena di danza conoscevo già Pina Bausch, avendo fatto danza per diversi anni, ma è solo dopo aver visto un documentario dedicato a questa donna straordinaria che sono rimasta folgorata.

Mi ha colpito in particolare la sua interpretazione coreografica de “La sagra della primavera“, anche se tutti i suoi lavori sono di un’intensità tale da lasciare senza parole l’osservatore.

Nelle sue coreografie i ballerini prima di tutto esprimono se stessi, la loro individualità. I movimenti hanno una forza di penetrazione incredibile sia i gesti singoli portati all’estremo sia i movimenti corali dove gruppi di persone esprimono con gesti identici uno stato d’animo condiviso.

Nei suoi lavori trapelano emozioni molto intense, espresse in gesti a volte esasperati che tendono il corpo dei ballerini fino al limite. Spesso le sue coreografie contemplano movimenti ripetuti all’infinito, in un ciclo disperato e metodico.

Ritmi infernali della musica vengono rappresentati con virtuosismi ritmici, cesure di attesa, dove campeggia un’immobilità o una lentezza esasperata dei movimenti. A volte i ballerini si muovono senza alcun legame l’uno con l’altro, pur essendo compresenti sulla scena. In altri casi il confronto tra soggetti è estraniato e si assiste a una parodia dei classici passi a due, dove il collegamento della coppia si esprime in gesti folli o pieni di frenesia.

L’isterismo di alcune coreografie, il senso di solitudine e incomunicabilità che si percepisce dalle dinamiche dei danzatori in molti lavori della Bausch colpiscono per la loro intensità e per il parallelo che di essi si può fare con le nostre attuali realtà sociali che ci vedono allontanarci sempre di più l’uno dall’altro, mentre i rapporti umani diventano ogni giorno più complessi e difficili da gestire.

Nel documentario c’erano anche spezzoni di interviste e alcune parti in cui Pina Bausch spiegava ai danzatori alcuni movimenti della coreografia. Ascoltando le impressioni dei ballerini e osservando gli insegnamenti della Bausch, ho concluso che lei lavorava con i danzatori per spingerli a far emergere la loro personalità, esortandoli a usare il corpo in modo totale per rivelare i moti dell’anima. Per questo nelle sue coreografie non è più il virtuosismo tecnico a rivelarsi, ma l’espressione portata a livelli altissimi.