Pirandello e il ragioniere, Belluca, de “Il treno ha fischiato”

Pirandello e il ragioniere Belluca de Il treno ha fischiato

Nell’anniversario della morte di Luigi Pirandello (Agrigento, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) voglio dedicare al famoso drammaturgo, scrittore e poeta italiano, scomparso, un breve ricordo, legato a una delle sue novelle: “Il treno ha fischiato”.

Pirandello è stato uno dei più grandi scrittori di novelle.
I personaggi delle sue storie hanno sempre a che fare con il male di vivere, con il caso e con la morte. Si tratta di gente comune, il classico vicino della porta accanto, come: sarte, professori, piccoli proprietari di negozi, semplici impiegati che vivono piccole tragedie quotidiane, sconvolti dalla sorte e da drammi familiari.

Negli anni è rimasto sempre vivo in me, il ricordo di un personaggio, di uno di questi poveri cristi che popolano le sue pagine, Belluca, il “computista”, cioè il ragioniere, protagonista della novella: “Il treno ha fischiato”.

Pirandello ci immette subito nel vivo della scena: il viavai di gente che va a visitare il malato e c’è un passaggio di notizie: le diagnosi spicciole sulla salute del poveretto, tra quelli che ritornano dall’ospedale e quelli che stanno andando a saggiare la follia del collega di lavoro.
I resoconti sono unanimi: Il povero Belluca è impazzito, dice frasi senza senso; vittima di una sorta di insanabile frenesia, parla di un treno che ha fischiato. Per di più, si è ribellato, lui che era sempre sottomesso, quasi spento; una bestia da soma che si caricava di ogni insulto, di ogni crudele angheria e sopruso, di ogni rimprovero – quasi sempre ingiusto – senza fiatare, senza reagire, come fosse privo di volontà, avvezzo a sopportare tutto, come colui che evangelicamente porge sempre l’altra guancia.

Solo un suo vicino di casa, che è anche il narratore della novella, comprende che in questa singolare rivolta, in questo fraseggiare inconsulto deve esserci un’orditura di fondo, un motivo preciso, una scintilla che deve aver fatto avvampare questa presunta e improvvisa follia. E lo dice in maniera illuminante, con una ineguagliabile metafora: “Chi veda soltanto una coda, facendo astrazione dal mostro a cui essa appartiene, potrà stimarla per se stessa mostruosa. Bisognerà riattaccarla al mostro; e allora non sembrerà più tale; ma quale dev’essere, appartenendo a quel mostro. ‘Una coda naturalissima’ ” (Luigi. Pirandello, “Tutte le novelle”, RLI CLASSICI).

La spiegazione è semplice: il treno di cui farnetica Belluca che, improvvisamente, nella notte profonda, lui ha sentito fischiare, gli ha aperto gli occhi e le orecchie; quel fischio non è altro che il richiamo della vita, il richiamo del mondo, mondo che ha continuato a esistere al di fuori della menagrama vita condotta dal povero “computista”.

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