La Notte stellata: Van Gogh, dalla realtà ai paesaggi dell’anima

Notte stellata Van Gogh dalla realtà ai paesaggi dell’anima

Quando dipinse “Notte stellata” Vincent van Gogh non pensava al dieci di agosto, la notte di San Lorenzo, ma il suo quadro a me fa pensare proprio a questa particolare notte, la notte dei desideri e delle stelle cadenti che rivedo nei vortici di luce che riempiono il cielo del suo dipinto.

Per quanto mi riguarda, nulla so con certezza. Ma la vista delle stelle mi fa sognare” (Vincent Van Gogh)

Vincent van Gogh (1853-1890) dipinse la “Notte stellata” (De sterrennacht) nel 1889. Questo famoso dipinto rappresenta un paesaggio notturno di Saint-Rémy-de-Provence e fa parte delle opere che il pittore realizzò durante il suo anno di degenza in una clinica per alienati mentali.
In questo periodo, van Gogh ebbe una intensa fase creativa, dipinse molte opere e al contempo, si affrancò dalla visione impressionista: nei suoi quadri la realtà era rielaborata attraverso l’immaginazione.

La data esatta della realizzazione della Notte stellata non è precisamente definita, si propende per il 19 giugno del 1889, perché l’artista nomina il quadro “un paesaggio con gli ulivi e anche uno studio di un cielo stellato”, in una lettera al fratello Theodorus (1857-1891, antiquario olandese, fratello minore di Vincent). Ma ci sono altre lettere che indicano una data antecedente, come quella che descrive il presunto paesaggio ritratto nel quadro: “Questa mattina dalla mia finestra ho guardato a lungo la campagna prima del sorgere del Sole, e non c’era che la stella del mattino, che sembrava molto grande” (Lettera n. 593 a Theo, 2 giugno 1889).
Facendo tutte le debite osservazioni di natura astronomica e aggiungendo ad esse le deduzioni derivanti dalla corrispondenza del pittore, le date più probabili sono due: il 19 giugno o il 23 maggio.

All’inizio Vincent van Gogh tenne con sé la Notte stellata, poi la inviò al fratello insieme con altri quadri.
L’anno successivo, l’artista si uccise, in un campo di grano maturo. Theo morirà nel 1891 e il dipinto passerà nelle mani della sua vedova, Johanna Gezina van Gogh-Bonger (1862-1925, pittrice olandese), per finire, successivamente, nelle collezioni del poeta Julien Leclercq. Poi il dipinto passò per varie altre mani, fino a giungere al suo ultimo e definitivo approdo: nel 1941, la Notte stellata fu acquistata dal Museum of Modern Art di New York.

Nella Notte stellata, van Gogh dipinse ciò che vedeva dalla stanza del manicomio di Saint-Remy, ma noi, guardandolo, non vedremo un paesaggio reale, bensì, un’interiorizzazione della realtà: l’espressione pittorica del mondo intimo dell’artista, vibrante delle sue emozioni e delle sue paure.

Nel 1888, prima di scegliere l’internamento volontario a Saint-Rémy, Vincent scrisse:
Con un quadro vorrei poter esprimere qualcosa di commovente come una musica. Vorrei dipingere uomini e donne con un non so che di eterno, di cui un tempo era simbolo l’aureola, e che noi cerchiamo di rendere con lo stesso raggiare, con la vibrazione dei colori […]. Ah il ritratto, il ritratto che mostri i pensieri, l’anima del modello: ecco cosa credo debba vedersi” (Vincent van Gogh, Arles, 3 settembre 1888).

In copertina: particolare della “Notte stellata” (De sterrennacht) di Vincent van Gogh, conservato presso il Museum of Modern Art di New York

Il ruolo dell’artista: comunicare

Pennelli pittoreDopo aver visto un interessante documentario su Sandro Botticelli mi sono interrogata sul vero ruolo dell’artista: il comunicare.

Ovviamente, la comunicazione attraverso un’opera d’arte è a un livello diverso rispetto ai dialoghi di tutti i giorni; è una “conversazione” complessa e ambigua, anche se persino il linguaggio quotidiano conserva le sue ambiguità e necessita spesso di una lettura tra le righe, e di una certa abbondanza di segnali concomitanti.

Quindi, tanto più misterioso e difficile da decifrare sarà il dialogo tra artista e spettatore, se il tramite è, ad esempio, un quadro.

Spesso, quando un’opera d’arte raggiunge il suo pubblico, l’artista non è più in vita e il passare dei secoli contribuisce a cambiare i gusti e la visione del mondo, quindi, anche la fruizione delle opere d’arte.

Eppure ci sono opere ed artisti che restano vivi e contemporanei nei secoli, anzi, nonostante i secoli. L’interesse per queste creazioni artistiche e per chi le ha realizzate sopravvive al passare del tempo e le opere si caricano di nuove aspettative e significati.

Spesso le interpretazioni non rispecchieranno per intero la visione dell’artista, molte volte questi significati verranno moltiplicati attraverso gli occhi di ogni spettatore, assumendo di volta in volta la visione di chi guarda.

Qualsiasi artista si chiederà se è riuscito a comunicare quello che sentiva al suo pubblico, alla ricerca di una comprensione che può diventare un’eredità, una pretesa d’immortalità, se l’opera è veramente grande, e se lo è, continuerà a suscitare echi, discussioni, confronti e animerà dubbi che magari non avranno mai soluzione.

L’arte è vita e le sue espressioni più vere dovrebbero travalicare i secoli e far trasalire, gioire, suscitare meraviglia e indurre a riflettere generazioni dopo generazioni.