Robin Hood: un fuorilegge che difendeva i poveri

Robin Hood un fuorilegge che difendeva i poveri

Robin Hood, l’abile arciere difensore dei poveri, è un personaggio che tra storia e leggenda ha attraversato i secoli, e dalla letteratura al cinema ha lasciato un segno indelebile.

Robin Hood (“Robyn Hode” in manoscritti più antichi), eroe popolare del Regno Unito, che oscilla tra storia e leggenda, ha ispirato alcune opere della letteratura britannica e nell’immaginario collettivo moderno è assurto al ruolo del generoso giustiziere che ruba ai ricchi per dare ai poveri.

Si ritiene che Robin Hood sia realmente esistito e forse, era un bandito o un nobile sassone decaduto alla cui figura sono state associate preesistenti leggende di un dio della foresta.
Per quanto riguarda la sua zona d’azione, sappiamo che lui e la sua banda erano attivi nell’area della foresta di Sherwood e nella Contea di Nottingham.

Alcuni storici ritengono fosse originario di Loxlley nello Yorkshire, mentre altri sostengono fosse di Wakefield.
Discordanti sono anche le supposizioni sulle possibili date di nascita di Robin Hood: c’è chi propende per un intervallo compreso tra il 1285 e il 1295 e chi, invece, ritiene sia deceduto nel 1247 circa.

La versione più nota delle vicende di Robin Hood fa di lui un nobile, un abile arciere, devoto e fedele a Riccardo Cuor di Leone (1157 – 1199), il cui trono era stato usurpato dal fratello, Giovanni Senzaterra (1166 – 1216). A causa della sua fedeltà al legittimo sovrano d’Inghilterra, Robin Hood fu privato del titolo di cavaliere e anche dei possedimenti che gli spettavano di diritto, così decise di ritirarsi in una foresta e, insieme a una banda di fuorilegge, compiva azioni di guerriglia contro l’autorità e depredava i ricchi, per favorire i poveri, fino a quando non riuscì a spodestare Giovanni Senzaterra.

Non sono del tutto chiare le origini della leggenda di Robin Hood e le testimonianze storiche sono confuse. Ad esempio, è stata rinvenuta una pergamena del 1225, della Corte d’Assise dello Yorkshire, che parla di un “Robin Hood fuggitivo (fuorilegge)“, mentre al 1248, risale un testamento che fa riferimento a “Il Conte Robin di Huntingdon“, purtroppo nessuno di questi documenti fornisce un’identificazione storica certa di Robin Hood.

La prima testimonianza dell’esistenza di un eroe del popolo risale al 1377, è un poema dal titolo “Piers Plowman”, nel quale il chierico londinese William Langland scrive: “Non conosco bene le Preghiere di Nostro Signore, ma conosco le ballate di Robin Hood”, questo ci fa capire che la figura del brigante era già piuttosto nota all’epoca.

Trent’anni dopo troviamo un’altra citazione, in un manoscritto del 1410, custodito nella cattedrale di Lincoln. In tale nota si dice: “Robin Hood in Sherwood stood” (Robin Hood si trovava a Sherwood), un modo di dire piuttosto diffuso a quel tempo, per indicare qualcosa di ovvio.

Per avere un resoconto completo della leggenda del difensore dei poveri, dobbiamo attendere fino al 1510, quando compare il racconto: “Le gesta di Robin Hood”.
Nei secoli la storia dell’eroe di Sherwood si è notevolmente modificata, prendendo sempre più le distanze dalla verità storica e avvicinandosi maggiormente alla leggenda, quella di un eroe che è innanzitutto un patriota, perché sosteneva il legittimo sovrano; era un difensore dei più deboli e meno abbienti; era un non violento perché non usava mai le maniere forti quando rapinava i potenti.

Comprendere quanto ci sia di vero e quanto di inventato su Robin Hood non è semplice, perché la sua storia è stata ampliata e arricchita negli anni, non solo di dettagli, ma anche di personaggi.
Inoltre, a complicare le cose, nel corso del XX secolo, il cinema ha continuato ad aggiungere personaggi alla saga e persino nuove situazioni, proprio come era avvenuto in precedenza, quando la storia era tramandata oralmente e anche successivamente, quando si diffuse grazie alle versioni stampate.

Le vicende di Robin Hood si collocano tra la morte di re Enrico II (1133 – 1189) e l’inizio del regno di re Edoardo III (1312 – 1377). La saga, invece, si svolge tra i secoli XII e XIII, durante il regno di re Giovanni d’Inghilterra, cioè tra il 1199 ed il 1216. In questo periodo ci furono conflitti senza fine che erano finanziati con tasse esorbitanti, al punto che i baroni si ribellarono al re e lo costrinsero a firmare la “Magna Charta Libertatum”, per limitare i suoi poteri e aumentare i loro.
Alcuni storici credono di ravvisare nei baroni ribelli lo stesso Robin Hood e i suoi adepti.

Un ulteriore ostacolo nella ricerca del personaggio reale cui fa riferimento la saga è legato al nome: “Robert” (da cui deriva “Robin”) è sempre stato un nome popolare, mentre il cognome “Hood” e le sue varianti erano anch’essi piuttosto utilizzati all’epoca.
Inoltre, le prime ballate che sono arrivate fino a noi non forniscono alcuna informazione sulle origini del personaggio e neppure cenni sul contesto storico. Da esse traiamo solo la misera conclusione che era un furfante, attivo tra Sherwood e Barnsdale. E sappiamo anche della notevole fortuna incontrata tra il XII ed il XIV secolo dalla saga che lo riguarda: molti briganti si facevano chiamare “Robin Hood”.

Il brigantaggio fu una conseguenza delle tasse esorbitanti che Giovanni senzaterra impose ai suoi sudditi, molti dei quali furono ridotti in povertà e costretti per sopravvivere a darsi alla ruberia e al brigantaggio. Inoltre, peggiorando ancora di più la situazione, il sovrano emanò anche l’impopolare “Legge della Foresta” che consentiva solo alla corte reale di accedere alle vaste distese di territori di caccia e di legname da ardere, e le punizioni per chi trasgrediva erano spietate.

Tornando alle incongruenze tra storia e fantasia popolare, anche l’ambientazione della saga non coincide con la realtà. Infatti, con una buona dose di certezza si può sfatare l’idea che l’eroe e la sua banda si nascondessero nella Foresta di Sherwood, in quanto, anche se nel Medioevo l’estensione boschiva era maggiore di quella attuale, di certo non avrebbe consentito a dei ribelli di scampare a eventuali ricerche da parte delle autorità e, cosa ancora più certa, la quercia nota come “Major Oak”, non offriva a Robin Hood e ai suoi seguaci di radunarsi sotto le sue fronde, dal momento che l’albero ha solo otto secoli, per cui, quando il nostro eroe imperversava in quei luoghi, sarebbe stato solo un esile fuscello.

Un altro mistero è legato alla morte di Robin Hood.
La leggenda più popolare afferma che morì presso l’antica canonica di Kirklees, in seguito a un agguato delle autorità, favorito dal tradimento di un membro della banda. Robin moribondo, passò le consegne a Little John e gli chiese di seppellirlo nel luogo in cui si sarebbe conficcata nel terreno l’ultima freccia scoccata dal suo arco.

A 550 metri dalla finestra della sua presunta camera mortuaria c’è in effetti un’antica tomba e sulla lapide c’è inciso che essa si trova nel punto esatto in cui la freccia aveva raggiunto il terreno. Secondo l’iscrizione la data presunta della morte di Robin Hood sarebbe il 21 dicembre 1247. La tomba però è della seconda metà del Settecento ed è solo un cenotafio, cioè non sono stati rinvenuti resti umani ivi sepolti.

Sono stati fatti molti paralleli tra il personaggio leggendario e personaggi realmente esistiti.
Prendendo come riferimento sia l’epoca in cui pare sia vissuto Robin Hood sia le somiglianze con il suo nome, sono stati individuati diversi personaggi: Sir Robert Fitz Ooth, conte di Huntingdon (1160 – 1247); Robert de Kyme (1210 – 1285), condannato come fuorilegge e poi amnistiato); Robert Hood (1290 – 1347); Robert Foliot (1110 – 1165); Robert Hod, grassatore sulla cui testa, nel 1226, c’era una cospicua taglia.

Ci sono anche degli studiosi che affermano che la figura di Robin Hood derivi da miti celtici. Secondo tale interpretazione l’eroe sarebbe ricollegabile a un nume dei boschi, venerato nella festa di Calendimaggio e il cui culto risalirebbe alla Preistoria.
Altri ancora, lo identificano con Robin Goodfellow, una divinità dei boschi, successivamente tradotta in semplice folletto e resa famosa, a distanza di secoli, da William Shakespeare (1564 – 1616) nel “Sogno di una notte di mezza estate”.

In ambito letterario, la prima apparizione di Robin Hood la troviamo nel “Piers Plowman”, un manoscritto di William Langland (1332 – 1386) del 1377.
Nel 1420 circa, invece, compare nella “Scottish Chronicle” di Wynton.
Per avere poi delle versioni stampate delle ballate a lui dedicate dobbiamo attendere il Cinquecento e in esse lo troviamo rappresentato come un mercante o un contadino. Solo più avanti sarà descritto come un nobiluomo: Earl di Huntington, Robert di Loksley o Robert Fitz Ooth.
Anche il suo amore per Lady Marian (o Marion) risale a questo periodo e probabilmente si può collegare al dramma pastorale francese del 1280: “Jeu de Robin et Marion”.

Drammi, canzoni, giochi e a seguire romanzi, musical, film e serie televisive hanno ripreso la storia di Robin Hood che, nonostante le numerose manipolazioni, anche di natura ideologica, ha conservato intatto tutto il suo fascino.

“La freccia nera”: romanzo storico tra avventura e amore

“La freccia nera”: romanzo storico tra avventura e amore

“La freccia nera” romanzo di Robert Louis Stevenson racconta le avventure di un eroe, Richard Shelton, nell’Inghilterra del XV secolo, durante la Guerra delle Due Rose e sotto il regno di Enrico VI.

“The Black Arrow: A Tale of the Two Roses” (La freccia nera: una storia delle due rose) è un romanzo del 1888 di Robert Louis Stevenson (Edimburgo, 13 novembre 1850 – Vailima, 3 dicembre 1894; scrittore, drammaturgo e poeta scozzese dell’età vittoriana) ed è sia un romanzo storico d’avventura sia un romanzo d’amore.

Apparve per la prima volta in diciassette puntate nel 1883, firmate con lo pseudonimo di Captain George North e con il sottotitolo “A Tale of Tunstall Forest” (Un racconto della foresta di Tunstall), in “Young Folks”, una rivista letteraria settimanale per bambini (pubblicata nel Regno Unito tra il 1871 e il 1897, inizialmente a Manchester, poi a Londra, nel 1873; è nota proprio per aver pubblicato per prima alcuni romanzi di Stevenson in forma seriale, tra cui: “L’isola del tesoro”, “Rapito” e, appunto, “La freccia nera”), “A Boys’ and Girls’ Paper of Instructive and Entertaining Literature” (Un giornale per ragazzi e ragazze di letteratura istruttiva e divertente) dal vol. XXII, n. 656 (sabato 30 giugno 1883) sino al vol. XXIII, n. 672 (sabato 20 ottobre 1883).

Le “Paston Letters” (Lettere Paston, una grande collezione di lettere che fanno parte della corrispondenza tra la famiglia Paston, una famiglia della piccola nobiltà del Norfolk, ed i loro congiunti ed altre persone a loro legate, fra il 1422 e il 1509. La collezione include diversi importanti documenti) furono la principale fonte letteraria di Stevenson per La freccia nera.

La trama di questo romanzo avventuroso è incentrata sulla storia di Richard (Dick) Shelton, di come diventò cavaliere, del modo in cui salvò la sua dama, Joanna Sedley, e anche di come ottenne giustizia per l’omicidio di suo padre, Sir Harry Shelton.

La storia è ambientata durante il regno del “vecchio re Enrico VI” (1422-1461, 1470-1471), nel periodo della Guerra delle due rose (“Wars of the Roses”), una sanguinosa lotta dinastica combattuta in Inghilterra tra il 1455 e il 1485 (1487 per una parte della storiografia inglese), tra due diversi rami della casa regnante dei Plantageneti: i Lancaster e gli York. La guerra fu così denominata, nel XIX secolo, dopo che Walter Scott (1771 – 1832; scrittore, poeta e romanziere scozzese, considerato il padre del moderno romanzo storico), nel 1829, ebbe pubblicato il romanzo “Anna di Geierstein”, facendo riferimento agli stemmi dei due casati che recavano rispettivamente una rosa di colore rosso e una bianca.

Il titolo del romanzo di Stevenson fa riferimento al “biglietto da visita”, nonché arma dei fuorilegge della foresta di Tunstall, una freccia nera, appunto. I fuorilegge, organizzati da Ellis Duckworth faranno sospettare a Dick che il suo tutore, Sir Daniel Brackley, e i suoi servitori siano responsabili dell’omicidio di suo padre.
I sospetti di Dick basteranno a mettere Sir Daniel contro di lui, per cui al giovane non resterà che la fuga e in seguito, la decisione di unirsi ai fuorilegge della Freccia Nera contro l’assassino di suo padre. Questa lotta lo coinvolgerà anche nel più grande conflitto che li circonda.

La trama è piuttosto articolata e sono presenti numerosi personaggi, ne passiamo in rassegna alcuni:
Richard (Dick) Shelton, protagonista del romanzo, figlio del defunto Sir Harry Shelton ed erede di Tunstall. Il ragazzo non ha ancora diciotto anni, nel maggio 1460, periodo in cui si svolge la prima parte della narrazione. Stevenson lo dipinge come “bruno e con gli occhi grigi“. È considerato il capo dei fuorilegge della Freccia Nera a Shoreby, mentre cercano di salvare Joanna Sedley da Sir Daniel. È nominato cavaliere da Richard Crookback nel corso della battaglia di Shoreby.
Nicholas Appleyard, veterano settuagenario della battaglia di Agincourt (si svolse vicino l’omonima località nell’odierno dipartimento del Passo di Calais, il 25 ottobre 1415, durante la guerra dei cent’anni e vedeva contrapposte le forze del Regno di Francia di Carlo VI contro quelle del Regno d’Inghilterra di Enrico V). Nel romanzo è descritto, così: “il suo viso era come un guscio di noce, sia per il colore che per le rughe; ma il suo vecchio occhio grigio era ancora abbastanza chiaro, e la sua vista non era diminuita“.
Sir Oliver Oates, parroco locale di Tunstall e impiegato di Sir Daniel. Fisicamente Stevenson di lui ci dice che era un uomo “alto, corpulento, rubicondo e con gli occhi neri, di quasi cinquant’anni”. Nel romanzo è ritratto come una vile spia di Sir Daniel Brackley.
Sir Daniel Brackley, l’antagonista, cavaliere egoista e senza scrupoli; noto per passare dai Lancaster agli York e viceversa “continuamente”, seguendo solo il suo tornaconto personale. Brackley si arricchì, ottenendo la tutela di ricchi eredi in minore età, come Dick Shelton, e procurando loro ricchi matrimoni. Il suo carattere vacillante ricorda quello dello storico conte Thomas Stanley e di suo fratello Sir William Stanley nella Guerra delle due Rose. Tuttavia, Sir Daniel era diverso dagli Stanley: non era un semplice opportunista, ma anche un furfante subdolo e avido. Stevenson dice che è calvo e ha un “viso magro e scuro“; aggiunge su lui anche qualche elemento positivo: era “un cavaliere molto allegro, nessuno più di lui in Inghilterra” e anche un buon capo militare.
I Walsingham, nome dato da Stevenson ai Woodville delle Guerra delle due Rose. Non hanno alcun ruolo nella narrazione del romanzo, ma si dice che nel recente passato avessero esercitato la signoria e ricevuto affitti a e Kettley. Sono descritti come “poveri come ladri“: la famiglia Woodville durante la Guerra era povera, essendo composta in gran parte da popolani, nobilitati dal matrimonio sotto Edoardo IV d’Inghilterra.
Joanna Sedley, l’eroina, nota anche come John Matcham, è la pupilla di Lord Foxham, rapita da Sir Daniel. Nel maggio del 1460, ha sedici anni, Stevenson, riferendosi a lei nel primo libro, parla spesso della sua morbidezza e della sua struttura minuta, in contrasto con gli abiti maschili che indossa.
Will Lawless, fuorilegge, membro della Compagnia della Freccia Nera, che nella vita è stato molte cose, ad esempio: marinaio e persino frate francescano. Stevenson lo descrive come un uomo dal fisico imponente e grande bevitore.
Ellis Duckworth, organizzatore della Black Arrow Fellowship (Compagnia della Freccia Nera), nata per vendicare Harry Shelton, Simon Malmesbury e se stesso. Fu accusato della morte di Harry Shelton e si dice che fosse un agente di Richard Neville, conte di Warwick.
Lord Foxham, magnate Yorkista locale, tutore di Joanna Sedley, che si unisce a Dick Shelton e ai fuorilegge nel tentativo di salvarla.
Lord Shoreby, magnate locale dei Lancaster, ucciso dai fuorilegge della Freccia Nera, nella chiesa dell’Abbazia di Shoreby, per impedire il suo matrimonio con Joanna Sedley.
Richard Crookback, (personaggio storico), Riccardo Plantageneto, duca di Gloucester, futuro re Riccardo III d’Inghilterra.
Sir William Catesby, (personaggio storico), servitore di Richard Crookback.

Per quanto riguarda alcuni riferimenti cronologici e geografici presenti nel romanzo, sono possibili dei parallelismi con avvenimenti e luoghi storici reali.
Innanzitutto, il romanzo ci dà una serie di informazioni che conducono a due riferimenti temporali, per i due blocchi di azione che costituiscono la narrazione e cioè: Maggio 1460 e gennaio 1461. L’indicatore temporale fondamentale è la battaglia di Wakefield (30 dicembre 1460) che Stevenson descrive nel primo capitolo del terzo libro.
Inoltre, la Battaglia di Shoreby, una battaglia fittizia, è l’evento principale del quinto libro ed è modellata sulla Prima Battaglia di St Albans, durante la Guerra delle due Rose. Questa battaglia, nella storia come nel romanzo, fu vinta dagli York. Inoltre, la presenza di una chiesa abbaziale a Shoreby ricorda la chiesa abbaziale di Tewkesbury, in cui i Lancaster si rifugiarono, dopo la battaglia del 4 maggio 1471.

Per quanto riguarda i luoghi, nel “prologo” Stevenson lascia intendere che Tunstall sia un luogo reale: “Il borgo di Tunstall a quel tempo, nel regno del vecchio re Enrico VI, aveva più o meno lo stesso aspetto che ha oggi“. In effetti, nel Suffolk sud-orientale, in Inghilterra, a 18 miglia a NE di Ipswich, a meno di 10 miglia dal Mare del Nord, si trova una “Tunstall” con una foresta annessa.
Stevenson e la sua famiglia avevano visitato il Suffolk nel 1873.
La somiglianza dei toponimi nei pressi della Tunstall, nel Suffolk, con quelli del romanzo fa pensare che si tratti della Tunstall di Stevenson. Kettley, Risingham e Foxham coincidono probabilmente con Kettleburgh, Framlingham e Farnham nella realtà.
Shoreby-on-the-Till e Holywood dovrebbero corrispondere a Orford e Leiston. La prima è sul Mare del Nord ed è unita a Framlingham da una strada che va verso nord-ovest (la “strada maestra da Risingham a Shoreby”), e Leiston, anch’essa sul Mare del Nord, ha un’abbazia medievale, proprio come la Holywood del romanzo.
Il fiume Till, che è citato in gran parte nel primo libro, sarebbe quindi il fiume Deben che scorre vicino a Kettleburgh.

Il nome del protagonista, Richard Shelton, e la sua eredità, Tunstall, erano il nome e il titolo di un personaggio storico reale: Sir Richard Tunstall. Questi era un lancasteriano e sostenitore del re Enrico VI d’Inghilterra, tenne il castello di Harlech contro gli Yorkisti dal 1465 al 1468, durante la prima parte del regno di Edoardo IV. Al contrario, Richard Shelton de “La freccia nera” è un convinto Yorkista.

Metà dei manoscritti originali di Stevenson sono andati perduti, tra i quali: “L’isola del tesoro”, “La freccia nera” e “Il maestro di Ballantrae”.
Durante la prima guerra mondiale, gli eredi dello scrittore vendettero le sue carte; molte furono messe all’asta nel 1918.
Il testo, così come comparve per la prima volta a stampa, nel 1883, come serie in “Young Folks”, è stato reso disponibile dall’Università della Carolina del Sud.
Stevenson modificò il testo del 1883 nel 1888, per pubblicarlo come libro.