Scrittura e ispirazione: quando la Musa ci afferra le dita

Scrittura e ispirazione: quando la Musa ci afferra le dita

“La chiave magica entra, tutti i bicchieri cadono di colpo e la porta si spalanca”.

Non è l’inizio di una favola per bambini e neppure l’ultimo fantasy di grido, bensì una frase di John Gardner da “Il mestiere dello scrittore“, e la frase serve a spiegare il magico processo – e lo è davvero – che avviene quando si cade in quella sorta di trance, quando la musa – in questo caso della scrittura (ma ci sono anche le altre) – ci afferra saldamente.

Le dita battono sui tasti come fossero guidate da una misteriosa entità, sanno quello che devono fare e non c’è bisogno di un intervento razionale, anzi, un tale intervento potrebbe arrestare, irreparabilmente, il viaggio che le parole fanno dal nostro inconscio al foglio bianco.

In questi momenti perfetti, tutto sembra diventare fluido e semplice, le parole sgorgano come acqua da una sorgente, e bisogna essere rapidi (oserei dire fulminei) per non perdersi soggetti, verbi, aggettivi che si incastrano perfettamente a grande velocità.

E quando esausti e felici ci si ferma, ci si accorge, rileggendo, che tutto funziona alla perfezione, a parte qualche refuso da imputare alla velocità della “trascrizione”.

Chi ha sperimentato questa magia, sa bene di cosa parlo.

In un prossimo post scopriremo come in realtà questa ispirazione non abbia nulla di soprannaturale…

Osservare: un’azione indispensabile per diventare un bravo scrittore

Osservare azione indispensabile per diventare un bravo scrittore

Leggere ad alcuni (sicuramente a me) fa l’effetto delle ciliegie: una tira l’altra.
Sono arrivata a John Gardner, al suo “Il mestiere dello scrittore”, attraverso molte ciliegie: consigli e suggerimenti giunti da altre proficue letture.

Mi interrogo da anni su argomenti inerenti la scrittura e mi immergo fra le righe dei libri, a ripescare perle preziose: nuovi ferri del mestiere o validi strumenti per affinare quelli che già possiedo.

A lungo ho riflettuto su un argomento che mi sta molto a cuore: l’osservazione, ovviamente rapportata alla scrittura.
Secondo Gardner, “il buon scrittore vede le cose in modo netto, vivido, preciso e selettivo (vale a dire che sceglie ciò che è importante) non necessariamente perché la sua capacità di osservazione sia per natura più acuta di quella delle altre persone (benché con la pratica diventi tale), ma perché si preoccupa di vedere le cose in modo chiaro e di metterle per iscritto in maniera convincente”.

La scena narrativa trae la sua forza e la sua concretezza dalla capacità di chi scrive di associare il gesto alle affermazioni dei personaggi. Se lo scrittore non conosce a fondo che cosa farebbero i suoi personaggi in una data situazione, il risultato potrebbe essere poco convincente e il lettore avvertirebbe la sensazione che i personaggi di quel dato libro siano “stati manipolati, costretti a fare cose che nella realtà non farebbero”.

Per costruire una scena credibile bisogna partire da un’osservazione attenta e approfondita dei personaggi, avere una loro visione mentale precisa; è necessario saper cogliere gli spunti emozionali che servono all’evoluzione successiva dell’azione. Per fare questo è utile fermarsi (sollevare la penna o le dita dai tasti) e “capire esattamente come si presenta un certo oggetto o gesto e trovare le parole giuste per descriverlo”.

Inserire i dettagli giusti è fondamentale: il lettore ben indirizzato da una scrittura precisa, potrà costruire nella sua testa le scene che a mano a mano va leggendo e più lo scrittore sarà stato accurato nell’esame delle azioni dei personaggi e avrà utilizzato termini esatti, più le immagini saranno vivide nella mente dei lettori che aggiungeranno addirittura alla scena connotazioni che l’autore ha lasciato semplicemente sottintese: “scegliendo il dettaglio giusto, lo scrittore, abilmente, ne fa venire in mente altri; il dettaglio significativo suggerisce più di quanto non dica”.

Uno scrittore eccellente “è preciso sia nei dettagli letterali che nelle corrispondenze metaforiche”. La metafora ha un grande potere visivo: “spesso un gesto importante o un insieme di gesti non può essere afferrato con pari efficacia da nessun altro mezzo”.

Per evocare scene efficaci e veritiere, dettagli e metafore, oltre a essere correttamente utilizzati, devono essere tratti dalla vita vissuta. Nella visione dei grandi romanzieri “non c’è nulla di seconda mano”.