Storia della scrittura: dai geroglifici agli emoticon #12 arriva Carlo Magno

Storia della scrittura dai geroglifici agli emoticon 12 arriva Carlo Magno

In epoca carolingia, cambiano i caratteri usati dai copisti; la chiesa non detiene più lo scettro dell’insegnamento; si allargano il pubblico dei committenti e quello dei lettori.

Nei primi tempi, i monaci copisti usavano per i loro lavori di copiatura gli usuali caratteri normalmente impiegati sin dall’epoca dei romani: l’onciale (corsivo maiuscolo); il semionciale; la capitale (maiuscole quadrate); il rustico (maiuscolo più semplice).
L’onciale resisterà con le sue lettere tondeggianti nella scrittura a penna, questo finché non si passerà alla stampa.

Nel 768, in epoca carolingia, appare la carolina, simile alla minuscola romana, definita anche scrittura di cancelleria. Essa sostituì il particolarismo grafico tipico dei secoli VII e VIII e rappresenta una delle formalizzazioni delle scritture semicorsive.

La scrittura carolina è chiara e ben proporzionata, possiede una notevole bellezza formale e avrà larga e lunga diffusione nell’Europa occidentale del Medioevo.

Durante il regno di Carlo Magno si eseguirà anche un grande lavoro di emendamento dei testi.
I testi originali, in seguito ai vari passaggi di copia in copia, avevano subito sostanziali modifiche, alterazioni tali, nel corso del tempo, da modificare il senso stesso degli scritti.

Carlo Magno pensò di risolvere questo problema imponendo la creazione di nuove copie emendate dagli errori, in quanto realizzate con grande osservanza e scrupolo e soprattutto, basate su fonti più prossime possibile all’originale.
I manoscritti carolingi si fregiano della dicitura “ex authentico libro” che fungeva da garanzia di una copiatura perfetta.

Al termine del XII secolo, il dominio incontrastato della chiesa sull’insegnamento viene meno; gli scrivani laici iniziano a riunirsi in botteghe e corporazioni. I loro principali lavori sono per la nuova borghesia mercantile per cui eseguono documenti, ma si occupano anche di comporre libri.

In questo periodo non cambiano solo gli esecutori dei manoscritti, ma anche i destinatari di queste magnifiche opere. Fino a questo momento, i committenti erano i nobili e gli ecclesiastici; le opere realizzate erano manufatti di lusso – per i signori – o manuali di teologia e messali per il clero.

Ora il mercato si estende: trattati di filosofia, di matematica, di logica e di astronomia fioriscono, ampliando i consueti settori dell’editoria.

In parallelo alla nascita di testi per un pubblico più ampio, gli autori, come Dante, iniziano a scrivere in volgare, ciò consente di avvicinare alla lettura molte più persone che sono istruite ma non conoscono il latino.

Queste due rivoluzioni in parallelo comportano un allargamento della cultura: finalmente, la borghesia si accosta ai libri e alla letteratura.

In copertina: a sinistra, ritratto immaginario di Carlo Magno, di Albrecht Dürer; a destra, pagina in minuscola carolina (escluse le prime tre righe, in onciale)

2 commenti su “Storia della scrittura: dai geroglifici agli emoticon #12 arriva Carlo Magno”

  1. Cerco descrizione di strumenti utilizzati per scrivere , alto medioevo, penne d’oca non sono presenti nei capolettera miniati di monaci amanuensi. Cosa usavano?

    1. Premetto che non sono un’esperta di scrittura di epoca medioevale. I miei scritti sono dei semplici spunti di riflessione tratti da letture varie.
      Comunque, ho fatto qualche ricerca su internet e in alcuni miei libri, e ho trovato questo:
      Il calamo, pezzo di canna o giunco con un’estremità appuntita era utilizzato ad uso scrittorio. Fu sostituito dalla penna d’oca progressivamente, tra il VI e il IX secolo.

      E ancora:
      In epoca medievale, si usavano principalmente: stilus, penna, calamo, raschietto, atrametaio e inchiostro. Lo stilus, si utilizzava per le rigature. Era fatto come un bastoncino, piatto nella parte superiore e acuto nella parte inferiore e serviva per graffiare il foglio.
      Per scrivere, invece, si usava la penna. Di solito era una penna di un volatile sgrassata e intagliata,a ffinché fosse più o meno aguzza all’estremità.
      Il calamo invece si ricavava dalle canne vegetali e anche esso era intagliato. Alla penna e calamo si aggiungeva il raschietto usato per cancellare gli errori
      L’atrametaio poi, era un piccolo vasetto che conteneva inchiostro, in esso si intingeva la penna. L’inchiostro si otteneva dalla combinazione di cinque elementi: nero fumo, gomma, noce di galla, solventi.
      I colori invece, si ottenevano combinando minerali tritati ai solventi e si usavano per le miniature.

      Ho trovato anche questa dicitura:
      “Siano consegnati (al copista certosino) un calamaio, delle penne, del gesso, due pietre pomici, due corni, un temperino, due rasoi per la pergamena, un punzone normale e un altro più sottile, una matita di piombo, un righello, tavolette e stiletto” (Guignes il Certosino – Usanze)

      Però, Guigues (XII secolo; 1188), monaco e priore francese, è vissuto nel cosiddetto Basso Medioevo.

      Spero di essere stata utile in qualche modo. Saluti e grazie per aver passato un po’ di tempo a leggere degli articoli in questo sito.

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