Storia della scrittura #20: Romain du Roi, un carattere dal brillante futuro

Storia della scrittura #20: Romain du Roi, un carattere dal brillante futuro

In Francia, alcuni decenni prima dell’affermarsi dell’Illuminismo, viene fatto il primo valido studio scientifico sui caratteri tipografici, da cui avranno origine una serie di font con un luminoso futuro, tra questi il carattere Romain du Roi.

Mentre in Olanda, il libro continuava a incontrare grande successo; in Francia, il Re Sole (Luigi XIV di Borbone 1638 – 1715), forse infastidito da tanto trionfo, pensò fosse il caso di riformare la stampa francese. Saranno intrapresi studi sulle proporzioni dei font tipografici e nascerà anche un nuovo carattere.

Nel 1692, il ministro, Jean-Baptiste Colbert, incaricò la Commissione Bignon di compilare la “Description des Métiers”, in pratica, un compendio di arti e mestieri.
Della commissione facevano parte quattro scienziati: Jean-Paul Bignon (1662 – 1743; capo della commissione), Padre Sébastien Truchet (1657 – 1729), Jacques Jaugeon (1690 – 1710) e Gilles Filleau des Billettes (1634 – 1720).

Uno dei primi compiti della commissione fu occuparsi della stampa e della tipografia.
Jaugeon assistette padre Truchet nella creazione del primo sistema di punti tipografici e del “Romain du Roi” (Romano del Re). Essi fissarono la proporzione delle lettere di questo nuovo carattere, da cui è derivato il “Times New Roman”.

Il Re, in quello stesso periodo, aveva fatto costruire l’Ospedale Generale di Parigi (27 aprile 1656), per far imprigionare vagabondi, prostitute, pazzi e poveri; allo stesso modo, in una strana corrispondenza, le lettere, che sarebbero andate a costituire il nuovo alfabeto, furono collocate dietro a delle griglie e inserite in diagrammi.
Ogni lettera era inscritta in un quadrato, suddiviso mediante un reticolo, composto da 44 caselle: archetipo della perfezione tipografica.

A questo carattere si ispirarono in molti: Pierre Simon Fournier (1712 – 1768), i Didot e Giovanni Battista Bodoni.
Questa iniziativa francese rappresenta il primo studio scientifico di una certa valenza sui caratteri tipografici, ed è anche alla base del concetto di punto tipografico (la prima definizione è del tipografo francese, Pierre Simon Fournier, nel 1737).

Lo studio fatto sui font si rivelò utile anche durante l’Illuminismo.
I lettori del Settecento sono cambiati, non desiderano più svagarsi con le letture, ma essere informati. Nasce in questo periodo, L’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert che utilizza tavole tecniche, per illustrare in modo più chiaro gli argomenti di cui tratta; lo stile impiegato è semplice, privo di inutili ghirigori. I caratteri, quindi, in linea con tale pensiero, devono essere altrettanto semplici e facilitare la lettura. A ciò pensano i fratelli Didot che realizzano un carattere, perfettamente, al passo con i tempi.

Il nuovo alfabeto fu disegnato e poi inciso nel 1755, rispettivamente da Francois-Ambroise Didot (1730 – 1804) e da Pierre-Louis Wafflard. I nuovi caratteri sono semplici, di una purezza esemplare. Una costruzione perfettamente bilanciata di pieni e di filetti puliti e taglienti, che faranno di questo carattere il “gioiello” della tipografia francese.

Nel 1716, in Inghilterra, William Caslon (1692/1693 – 1766) disegnò il carattere romano che sarà usato per la Dichiarazione d’Indipendenza americana del 1776.
È però Giambattista Bodoni (1740 – 1813) l’imitatore più geniale. Questo ingegnoso italiano creò un carattere che porta il suo nome e si ispira ai “garamond”, che papa Sisto V (1521 – 1590) aveva fatto incidere a Claude Garamond (1480 – 1561) e Guillaume Le Bè (1524 – 1598).
Questo carattere ebbe un grande successo. Diffuso in tutta Europa, sarà usato in Inghilterra per stampare i giornali fino alla metà del XX secolo.

Storia della scrittura #17: spuntano nuovi caratteri tipografici

Storia della scrittura spuntano nuovi caratteri tipografici

La stampa consentì una vera proliferazione di libri in tutto il mondo e contribuì ad allargare l’uso e la conoscenza delle lingue scritte. Novità e tradizione andavano a braccetto: gli stampatori crearono nuovi caratteri, ma imitando le scritture a mano.

Il primo libro stampato con caratteri mobili metallici vide la luce in Cina nel 1390. Da qui, la prodigiosa invenzione della macchina a stampa passò in Europa, dove dal 1462, conobbe una rapida diffusione: da Lione a Norimberga, da Venezia ad Anversa, da Parigi a Praga.

Nel Cinquecento, iniziano a formarsi dinastie di stampatori; nel termine “stampatore” erano racchiuse diverse professionalità: fonditore, incisore e tipografo.

I caratteri ispirati alla scrittura a mano, iniziano a comparire in Italia durante il Rinascimento.
A Venezia, Aldo Manuzio (tra 1449 e 1452 – 1515, editore, grammatico e umanista) inventa la “lettera antiqua” nel tentativo di riprodurre in versione tipografica un’elegante calligrafia; questi caratteri saranno imitati da molti altri stampatori.
Per riprodurre la scrittura a mano, invece, Manuzio assunse come modello la calligrafia di Petrarca e ideò il suo “italico” – un corsivo inclinato.

Un altro interessante studio dei caratteri, costruiti seguendo delle regole precise, lo dobbiamo a Luca Pacioli (1445 ca. – 1517, religioso, matematico ed economista) che incise il “De divina proportione”, un manuale contenente le lettere dell’alfabeto, regolate sulle proporzioni del corpo umano e collocate all’interno di una cornice geometrica.

Intanto, in Francia, si affermano esperienze analoghe: Geoffroy Tory (1480 ca. – 1533, editore-libraio, calligrafo e disegnatore, “imprimeur du Roi” dal 1530) crea lo stile “champfleury” e diventa il decoratore di Simone de Colines (1480 – 1546, uno dei primi stampatori del Rinascimento; attivo a Parigi tra il 1520 ed il 1546) che per comporre utilizza un carattere derivato dalla “lettera antiqua” e successivamente, disegnerà e poi inciderà un carattere greco.

Nel 1540-41, i lavori di De Colines serviranno alla realizzazione del “greco del re”, che Claude Garamond (1480 – 1561, tipografo francese) inciderà, seguendo i modelli del calligrafo cretese Angelo Vergezio. I punzoni per la stampa furono commissionati da Francesco I di Francia (1494 – 1547, figlio di Carlo di Valois-Angoulême e di Luisa di Savoia, fu re di Francia dal 1515 fino alla morte).
Nel 1946, i punzoni insieme alle relative matrici furono classificati come monumenti storici e, attualmente, sono conservati presso l’Imprimerie Nationale (stamperia nazionale; stabilimento tipografico della Repubblica francese, con sede a Parigi).

Garamond realizzò anche dei caratteri romani, ispirati a quelli di Geoffroy Tory che sono considerati, secondo la formula del “champfleury” (trattato di estetica del 1529, importante per la storia della lingua francese e della riforma scrittoria rinascimentale di Geoffroy Tory), un alfabeto che possiede: “l’arte e la scienza della giusta e vera proporzione delle lettere”.

In copertina: Ritratto di Luca Pacioli (1495), attribuito a Jacopo de’ Barbari, museo nazionale di Capodimonte