Rileggere a distanza di tempo poesie studiate a scuola è un’esperienza che invito tutti a fare. Anche scoprire poesie non ancora lette di un poeta, sul quale l’insegnante di italiano insisteva, anni fa, a fare domande durante le interrogazioni – e noi a chiederci perché – può riservare gradite sorprese.
Il famoso senno del poi nella letteratura ha un senso concreto. Le esperienze che abbiamo vissuto, i libri che abbiamo letto negli anni, i viaggi che abbiamo intrapreso hanno cambiato i nostri punti di vista, irrimediabilmente – e per fortuna – siamo persone diverse da quelle che hanno letto Pascoli, Leopardi, Dante, Foscolo, ecc. sui banchi di scuola.
Io ho fatto un tuffo nel passato proprio in questi giorni, grazie a un post da scrivere, e sono riemersa diversa. La poesia che ha suscitato il mio interesse e ha fatto scaturire queste riflessioni è una poesia di Giovanni Pascoli, dalla raccolta Myricae che – udite, udite – non avevo letto a scuola e chissà quante altre ce ne sono in attesa di una mia lettura, che possono suscitare emozioni analoghe.
La poesia è Il lampo e credo che, in assenza di un titolo, si sarebbe capito ugualmente di che cosa stesse parlando il poeta.
E cielo e terra si mostrò qual era: la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d’un tratto; come un occhio, che, largo, esterrefatto, s’aprì si chiuse, nella notte nera.
Leggendo questi pochi versi si può vedere in azione un lampo, il suo effetto sulle cose e lo sgomento improvviso che crea in chi assiste al suo repentino arrivo. Non serve concentrarsi troppo per sentire anche il tuono. E quell’occhio esterrefatto che si apre e si chiude in un baleno è l’incarnazione stessa dell’attimo in cui la luce del lampo rivela, come la luce di un enorme flash, il mondo e poi lo getta in un istante, di nuovo, nell’oscurità totale.
Mi sono chiesta: che cosa può fare uno scrittore in tempi di Coronavirus per essere d’aiuto? Scrivere, ovviamente…
Fruscii, guizzi repentini. Qualche lampo di colore e un leggero cinguettio.
Ti nascondi in mezzo al verde lucido delle foglie, ma so che ci sei. Ci osserviamo, separati solo dal leggero intreccio di rami.
Forse ti stai chiedendo come mai sono qui, affacciata alla finestra, o magari, speri in qualche briciola di pane.
Ti vedo gonfiare le penne, scuotere rapido la coda e lanciare un ultimo cinguettio a mo’ di saluto.
Non ho avuto neppure il tempo di regalarti un po’ di cibo, ma domani, lo troverai…
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