L’Amore va in scena: tra luci e ombre, e tra parole e suoni

L’amore è un sentimento complicato, fatto di luci e ombre, come ci hanno fatto comprendere chiaramente Cecilia Cozzi e Martina Giordani con le loro interpretazioni differenti, ma entrambe illuminanti.

Sono arrivata con un discreto anticipo all’appuntamento con Sapere d’estate: “Amore: una sinfonia di luci (e ombre)” che si è svolto ieri, 11 agosto, in piazza del Municipio a Falconara.
Ho potuto così assistere agli ultimi ritocchi prima di “andare in scena”, mentre una leggera brezza rendeva ancora più piacevole l’attesa.

Le due mattatrici dello spettacolo sono state: Cecilia Cozzi, in veste di relatrice e Martina Giordani, nel ruolo di pianista.
Entrambe sono riuscite nell’intento di incantare e intrattenere il pubblico attento e partecipe.
Piacevoli, interessanti e gestite con grande maestria le parole; superbe ed ispirate le esecuzioni di brani piuttosto impegnativi di Schubert, Liszt, Chopin, Rossini e Grieg.

L’amore è stato l’argomento principe della serata, come appunto, già annunciava il titolo dell’evento.
Amore che è stato analizzato in tutte le sue declinazioni, passando dagli aspetti più luminosi di questo universale sentimento a quelli più “ombrosi”.

L’analisi si è compiuta attraverso un originale excursus tra i testi degli antichi Greci.
Cecilia Cozzi ha letto e commentato versi, aggiungendo al già felice mix una buona dose di argute osservazioni che hanno evidenziato come gli atteggiamenti nei confronti dell’amore, dall’antichità fino a oggi, non abbiano subito sostanziali cambiamenti.
Nei versi dei poeti dell’antichità, anche se le espressioni e le parole sono spesso diverse dalle nostre, si è denotato lo stesso ventaglio di emozioni che anche noi oggi sperimentiamo quotidianamente: delusione e rabbia per un amore non corrisposto; gelosia; gioco e leggerezza; tenerezza, ecc.

Anche la musica ha dato la sua personale visione dell’amore, attraverso il percorso sonoro affrontato al pianoforte da Martina Giordani che ci ha consentito di esplorare altre recondite sfumature di questo meraviglio e complicato sentimento.

Le spiegazioni fornite per ogni brano, nonché la notevole bravura esecutiva e interpretativa della pianista sono state il completamento perfetto di una serata magnifica, certamente da ripetere.

Storia della scrittura: dai geroglifici agli emoticon #6 Alfabeto greco: arrivano le vocali

Vaso greco

Tutte le scritture derivate dal fenicio fanno uso di sole consonanti.
In Grecia però, si parla una lingua diversa che non può essere trascritta con gli alfabeti allora esistenti.

Così i Greci prendono a prestito dall’aramaico molti segni (consonanti ignote al greco) per trascrivere le vocali.

Verso il V secolo a.C. esiste già l’alfabeto greco che comprende 24 lettere: 17 consonanti e 7 vocali. Inoltre, questo alfabeto prevede l’uso di maiuscole e minuscole, le prime venivano utilizzate per incisioni su pietra, le seconde per scrivere sui papiri o sulle tavolette di cera.

Dal V-VI secolo a.C., con la scrittura greca compare una letteratura molto ricca e noi siamo gli eredi di quella letteratura e della scrittura che ha consentito di diffonderla.

Il greco ha dato origine a molte scritture, come l’armeno, il copto e il georgiano, ma ha condotto anche alla nascita dell’alfabeto latino, la storia di questo passaggio è complessa e ancora non del tutto chiara, ma è probabile che i Greci, grandi navigatori, possano aver trasmesso la loro scrittura agli Etruschi che vivevano nell’odierna Toscana.

la storia continua…